Trama Durante una delle loro scorrerie in pieno deserto Mojave, Varla, Rosie e Billie - spogliarelliste dagli enormi seni e dalla spropositata cattiveria - fanno fuori per puro sfizio il malcapitato Tommy e rapiscono la sua fidanzata Linda. Giunto alla fattoria abitata da un vecchio paralitico e dai suoi due rampolli, il diabolico trio mette gli occhi sul gruzzolo di famiglia: il sangue scorrerà a fiumi...
Commento critico Girato in un accecante bianco e nero e reso "astratto" dall'infinita orizzontalità degli spazi, uno dei tasselli più significativi della sistematica decostruzione condotta da Meyer sul moralismo e sulla falsa coscienza che affliggono il Grande Paesevenerdì, febbraio 25, 2005
giovedì, febbraio 24, 2005
mercoledì, febbraio 23, 2005
Dal coniglio di Alice al coniglio di Donnie Darko
Donnie non è un adolescente come tanti altri; è più intelligente, più acuto, più cinico. Di conseguenza la sua vita non si riduce ad andare a scuola, avere una ragazza, guardare la partita di football della domenica nel suo salotto americano con il padre americano nella sua casa americana.
Donnie Darko vuole capire perché sta vivendo, perché in quel determinato momento la sua vita prende una direzione e non un’altra; in poche parole vuole essere consapevole. La sua ricerca della conoscenza è un viaggio allucinato e allucinante nella società americana messa a nudo in modo diretto ma allo stesso tempo sottile e non gridato (fa riflettere di più il piano sequenza all’interno del liceo che tutto “American Beauty”), che conduce il nostro protagonista fuori di testa e fuori dal mondo. La schizofrenia del giovane Darko funge da pretesto per analizzare un pilastro fondamentale della filosofia occidentale, quel concetto di libero arbitrio che qui è mescolato alla fisica più moderna di Stephen Hawking, e lo fa partendo da un quesito tanto semplice quanto affascinante: se posso conoscere il mio futuro posso cambiarlo? Ma come faccio a cambiarlo se qualcuno (Dio o quant’altro) ha gia à deciso che la mia vita avrà un determinato dispiegamento? Il film non fornisce delle risposte chiare in tal proposito, non ci dona una chiave di lettura univoca della vicenda, ma, al contrario, spinge lo spettatore a ricercare una sua interpretazione di quanto sta avvenendo. Se un tempo Alice seguiva il bianconiglio in un mondo assurdo e sconosciuto in cui le fantasie di un’adolescente potevano prendere forma (piacevoli o terrificanti che fossero), ora Donnie non può non seguire questo nuovo e terrificante coniglio, frutto della sua mente e di un futuro che lui, a differenza di tutti gli altri, può intuire e vedere. Ma alla fine della storia il nostro non si risveglierà su un albero pronto per il tè del pomeriggio, ma nella sua stanza con un motore di un boeing che gli precipita sulla testa, perché non c’è via di fuga da questa realtà che sia efficace quanto la morte. Cinico e perversamente affascinante, questo film rappresenta un cinema che travalica i generi per ergersi sul gradino più alto della riflessione, metafisica o religiosa che sia, che affronta molti argomenti senza sentenziare su di essi, lanciando input di riflessione allo spettatore che deve azionare il suo senso critico, le sue capacità di ragionamento per trovare una via di uscita da quel labirinto che è la mente di Darko. “Tu puoi fare quello che vuoi” dice il coniglio al protagonista, ed è la stessa cosa che ci viene da dire al regista Richard Kelly; tu puoi e potrai fare sempre quello che vuoi, a patto però che tu lo faccia sempre così bene. Un piccolo diamante in una cesta di grossi sassi.
Matteo Catoni
lunedì, febbraio 21, 2005
daunbailo'
Alberto Morsiani, Segnocinema n. 26, gennaio 1987
venerdì, febbraio 18, 2005
L'ultimo spietato
La lastra di cemento blocca nel Tempo i nomi di tre ragazzini: uno di essi è incompleto, simbolo di un’infanzia rubata. L’accorato fiume di lacrime di Eastwood racconta la favola nera dell’esistenza, quella in cui tutti i bambini restano chiusi in uno scantinato, immaginando una vita migliore, prigionieri di una disillusione. La Morte, gettata nel fiume come un sasso, crea cerchi concentrici che conservano il medesimo epicentro pur credendosi indipendenti l’uno dall’altro: "Non so come, ma io ho contribuito alla sua morte", dice il padre della vittima, un Sean Penn che buca lo schermo con le sue grida di dolore, e il cui fantasma di regista aleggia su tutta la pellicola (rivedere i suoi pessimisti drammi familiari, meditativi, tragicamente esistenziali, dominati dal paesaggio e da figure ferite e mai riconciliate). Il suo personaggio è anche l’ultimo de GLI SPIETATI, dei giustizieri violenti che Eastwood non può e non vuole mai stigmatizzare del tutto, perché possono celare un gran cuore (come rimarcherà, in una scena sorprendente, sua moglie): se la colpa non trova l’essere completamente malvagio, qual è il senso del Male in UN MONDO (si fa per dire) PERFETTO? I segni (il movente del pestaggio, sconosciuto, potrebbe essere la vendetta o un’altra infanzia perduta; forse l’amore proibito ha deciso il corso del "fiume" della vittima) non indicano la via, fino a perdere senso. Solo una presa di coscienza, con cui il poliziotto ritrova il volto della moglie perduta, ribalta il senso di sconfitta di fronte ad un Vampiro che ti entra dentro e agisce per tuo conto, non permettendoti di crescere, di uscire di prigione, di spezzare la crudele reiterazione (per due volte Robbins viene caricato a tradimento su di un’auto). Lo sceneggiatore Brian Helgeland bara con il personaggio di Tim Robbins che fa di tutto per essere creduto colpevole, al di là di ogni ragionevole follia: è l’anello debole di un’opera che si tinge di giallo e trova nuovi sospetti fino al colpo d’arma da fuoco, accecante per lo spettatore perché la visione al cinema si affronta da soli come la morte.
Niccolò Rangoni Machiavelli
chi e' costui?
mercoledì, febbraio 16, 2005
Esperimenti...
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bye
domenica, febbraio 13, 2005
big fish
giovedì, febbraio 10, 2005
Ma sei la solita mamma?
parlavamo di flessibilita' sul lavoro
ed e' uscita con la frase........ poveri i nostri giovani non posson nemmeno piu andare a vivere soli con sti contratti a tempo determinato hanno fatto davvero bene ad uccidere biagi.........
io a bocca aperta la guardo ...
mercoledì, febbraio 09, 2005
Meeting people is easy
devo dire con esiti positivi sia dal punto di vista dello studio che della vita sociale......
uau alla fine non e' poi cosi difficile... come dicevano i cari radiohead meeting people is easy....
serata improvvisata grazie alla mitica piera con un ancora piu' improvvisata maschera di carnevale..strano dopo un po che si e' rinchiusi in casa tornare di botto tra la GEnte... piacevole stupore.
meeting people is easy.