martedì, marzo 01, 2005

In morte di un porno-femminista

Sabato 18 settembre se ne è andato all’eta di 82 anni il re del porno-femminismo, il mito soft-core dell’America opulenta, l’ erotomane abbondante: Russ Meyer. Una morte indegna, soffriva da tempo e negli ultimi mesi erano pure subentrate le complicazioni di una polmonite.

Il suo era considerato cinema di exploitation o di serie Z, basato su storie torbide, tra splatter e horror, porno e trash cristallino. Ma nel panorama bizzarro di controculture di cui era intriso questo “cinema diverso” i suoi film attirarono più di altri l’attenzione dei critici mainstream. A differenza delle opere dei registi contemporanei del filone, i suoi film erano infatti realizzati con tecnica ed inventiva, a partire dalla scelta dei colori “cartoonistici” fino alle angolazioni di ripresa ed al montaggio serrato. Prima di dedicarsi unicamente al cinema Meyer fu fotografo professionista e firmò il primo paginone centrale di Playboy . La modella ritratta, che essendo la prima non poteva che chiamarsi Eve , diventò subito dopo sua moglie.

Il suo amore per le smisurate maggiorate è alla base di tutta la sua prolifica carriera cinematografica. Il vero debutto fu nel 1959 con The Immoral mr. Teas, considerato allora e successivamente come il primo film porno Usa . Ma nonostante ciò, la fama dei suoi film risulta inversamente proporzionale al contenuto sessuale esplicito degli stessi.

Nel suo miglior lungometraggio, Faster Pussycat! Kill! Kill! (strampalato esempio di road movie violento in cui una banda di perfide motocicliste capeggiate dalla splendida indo-giapponese Tura Satana è alle prese con un proprietario terriero altrettanto perfido), girato nel periodo che egli stesso definisce Bianco & Nero Gotico, non vi sono nudità di alcun tipo (il periodo è quello tra il 1964 ed il 1965, durante i quali filma anche Lorna, Mudhoney, Motor Psycho).

E la sua carriera, proprio a causa di questo restare in sospeso tra le richieste di contenuti espliciti ed al contempo di critiche d’autore, ha subito degli alti e bassi.

Un esempio di tale contraddizione sta da una parte negli elogi che RM ha sempre riscosso presso il pubblico femminista e dall’altra parte dalle brutali scene di stupro presenti in alcuni dei suoi film (e che egli supponeva essere molto divertenti).

In ogni caso e da ogni angolazione in cui si voglia vedere, resta senza dubbio certa l’importanza del contributo grottesco di Meyer alla formazione di generazioni di cineasti undergroud e la sua influenza su un certo tipo di estetica che si estende oltre il campo cinematografico.

Le opere successive al 1969, anno in cui Russ Meyer firma un contratto per una major hollywoodiana, anche se più conosciute, restano forse meno spontanee, ma ugualmente valide. Tra queste Vixen, Supervixens e Beneath the Valley of the UltraVixens.
11 ottobre 2004

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